"""""""""SENTENZA N. 287
ANNO 2012
LA CORTE COSTITUZIONALE
(...)
nei
giudizi di legittimità costituzionale dell’art. 11 del decreto-legge 13 agosto
2011, n. 138 (Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per
lo sviluppo), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n.
148, promossi con autonomi ricorsi dalle Regioni Toscana, Emilia-Romagna,
Liguria, Umbria e dalla Regione autonoma Sardegna, (...)
2.— La presente
decisione ha ad oggetto unicamente l’impugnazione dell’art. 11 del citato
decreto-legge, il cui contenuto è il seguente: «1. I tirocini formativi e di
orientamento possono essere promossi unicamente da soggetti in possesso degli
specifici requisiti preventivamente determinati dalle normative regionali in
funzione di idonee garanzie all’espletamento delle iniziative medesime. Fatta
eccezione per i disabili, gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, i soggetti
in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti e i condannati
ammessi a misure alternative di
detenzione, i tirocini formativi e di
orientamento non curriculari non possono avere una durata superiore a sei mesi,
proroghe comprese, e possono essere promossi unicamente a favore di
neo-diplomati o neo-laureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento del
relativo titolo di studio. 2. In assenza di specifiche regolamentazioni
regionali trovano applicazione, per quanto compatibili con le disposizioni di
cui al comma che precede, l’articolo 18 della legge 24 giugno 1997 n. 196 e il
relativo regolamento di attuazione».
3.— Le Regioni Emilia-Romagna, Liguria
ed Umbria, in termini analoghi, lamentano che le disposizioni impugnate violino
l’art. 117, quarto comma, Cost., in quanto, disciplinando i tirocini formativi e
di orientamento non curriculari, dettano una normativa che rientra nella materia
di competenza regionale residuale inerente la «istruzione e formazione
professionale».
(...)
3.— I ricorsi sono fondati. La giurisprudenza di
questa Corte ha chiarito che, dopo la riforma costituzionale del 2001, la
competenza esclusiva delle Regioni in materia di istruzione e formazione
professionale «riguarda la istruzione e la formazione professionale pubbliche
che possono essere impartite sia negli istituti scolastici a ciò destinati, sia
mediante strutture proprie che le singole Regioni possano approntare in
relazione alle peculiarità delle realtà locali, sia in organismi privati con i
quali vengano stipulati accordi» (sentenza n. 50 del 2005). Viceversa, la
disciplina della formazione interna – ossia quella formazione che i datori di
lavoro offrono in ambito aziendale ai propri dipendenti – di per sé non rientra
nella menzionata materia, né in altre di competenza regionale; essa, essendo
intimamente connessa con il sinallagma contrattuale, attiene all’ordinamento
civile, sicché spetta allo Stato stabilire la relativa normativa (sentenza n. 24
del 2007).
La giurisprudenza successiva ha avuto modo di precisare,
peraltro, che i due titoli di competenza non sempre appaiono «allo stato puro»
(così la sentenza n. 176 del 2010 in relazione al regime dell’apprendistato), ed
ha chiarito che il nucleo «di tale competenza, che in linea di principio non può
venire sottratto al legislatore regionale (…) – al di fuori del sistema
scolastico secondario superiore, universitario e post-universitario – cade
sull’addestramento teorico e pratico offerto o prescritto obbligatoriamente
(sentenza n. 372 del 1989) al lavoratore o comunque a chi aspiri al lavoro: in
tal modo, la sfera di attribuzione legislativa regionale di carattere residuale
viene a distinguersi sia dalla competenza concorrente in materia di istruzione
(sentenza n. 309 del 2010), sia
da quella, anch’essa ripartita, in materia
di professioni (art. 117, terzo comma, Cost.), nel quadro della esclusiva
potestà statale di dettare le norme generali sull’istruzione (art. 117, secondo
comma, lettera n, Cost.)» (così la sentenza n. 108 del 2012).
Il titolo di
competenza residuale ora richiamato si applica anche alla Regione Sardegna, in
virtù della clausola di maggior favore di cui al citato art. 10 della legge
cost. n. 3 del 2001.
4.— Ora, alla luce del menzionato, costante
orientamento di questa Corte, appare evidente che il censurato art. 11 si pone
in contrasto con l’art. 117, quarto comma, Cost., poiché va ad invadere un
territorio di competenza normativa residuale delle Regioni.
Il comma 1 della
disposizione, infatti, interviene a stabilire i requisiti che devono essere
posseduti dai soggetti che promuovono i tirocini formativi e di orientamento. La
seconda parte del medesimo comma, poi, dispone che, fatta eccezione per una
serie di categorie ivi indicate, i tirocini formativi e di orientamento non
curricolari non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe
comprese, e possono essere rivolti solo ad una determinata platea di
beneficiari. In questo modo, però, la legge statale – pur rinviando, nella
citata prima parte del comma 1, ai requisiti «preventivamente determinati dalle
normative regionali» – interviene comunque in via diretta in una materia che non
ha nulla a che vedere con la formazione aziendale.
D’altra parte, che la
normativa in esame costituisca un’indebita invasione dello Stato in una materia
di competenza residuale delle Regioni è confermato dal comma 2 del censurato
art. 11, il quale stabilisce la diretta applicazione – in caso di inerzia delle
Regioni – di una normativa statale, ossia l’art. 18 della legge n. 196 del 1997
– peraltro risalente ad un momento storico antecedente l’entrata in vigore della
riforma costituzionale del 2001 – che prevede l’adozione di una disciplina volta
a «realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro e di agevolare le scelte
professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, attraverso
iniziative di tirocini pratici e stages a favore di soggetti che hanno già
assolto l’obbligo scolastico».
(...)
è principio consolidato che il
titolo di competenza costituito dai livelli essenziali delle prestazioni – che
non individua una materia in senso stretto, quanto, invece, una competenza del
legislatore statale idonea ad investire tutte le materie (sentenza n. 322 del
2009) – «non può essere invocato se non in relazione a specifiche prestazioni
delle quali la normativa statale definisca il livello essenziale di erogazione
(sentenze n. 383 e n. 285 del 2005), mediante la determinazione dei relativi
standard strutturali e qualitativi, da garantire agli aventi diritto su tutto il
territorio nazionale in quanto concernenti il soddisfacimento di diritti civili
e sociali tutelati dalla Costituzione stessa» (sentenza n. 232 del 2011).
È
evidente, invece, che nel caso in esame si è fuori da simile previsione, e ciò a
prescindere da ogni valutazione in merito alle finalità perseguite con
l’intervento normativo statale.
6.— L’art. 11 del d.l. n. 138 del 2011,
convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, pertanto, deve
essere dichiarato costituzionalmente illegittimo per violazione dell’art. 117,
quarto comma, della Costituzione
(...)
11 dicembre 2012.
F.to:
Alfonso QUARANTA, Presidente
Sergio MATTARELLA, Redattore
Gabriella
MELATTI, Cancelliere
(...)"""""""""
venerdì 21 dicembre 2012
sabato 1 dicembre 2012
PP.AA. DIMISSIONI IN BIANCO : FIGLI DI UN DIO MINORE?
Ministero del Lavoro, Direzione Gen. Attività Ispettiva, risposta a Interpello 35/2012
""""""""""(...) si ritiene pertanto che l’art. 4, commi 16-22, L. n. 92/2012, in materia di validazione delle dimissioni presso la competente Direzione territoriale del lavoro, ovvero presso i Centri per l’impiego o altre sedi individuate dalla contrattazione collettiva, non sia immediatamente applicabile con riferimento al personale contrattualizzato delle università e, più in generale, delle pubbliche amministrazioni.""""""""""
Vai al sito della Direzione Territoriale del Lavoro di Modena per scaricare la risposta all'Interpello in versione integrale:
http://www.dplmodena.it/interpelli/26-11-12inter_35-2012.htm
Ecco un significativo esempio di come i pluripremiati vertici del Ministero del Lavoro (dalla firma tra l'altro ricaviamo che si tratta sempre degli stessi, nonostante i risultati disastrosi) si rapportino ai gravi problemi delle persone che lavorano nel nostro Paese. E per fortuna che nelle Pubbliche Amministrazioni dicono che il posto è sicuro, che si stia meglio che nel Privato, che si ritenga in generale che l'italiano sia trattato meglio dello straniero e che esista una normativa protettiva per le donne.Ci domandiamo cosa abbiano fatto dal 18 luglio al 22 novembre, oltre a riscuotere premi pagati da noi e a tenere riunioni-farsa con i sindacati rappresentativi (non sappiamo se completati da pranzo, cocktail o buffet) , i dirigenti preposti , nel Ministero del Lavoro e nel Ministero della Pubblica Amministrazione, ad attuare questa come altre norme.
Saremmo veramente sorpresi se, chiunque vinca, dopo le elezioni, non accadesse che su qualcuna di queste poltrone, dopo tanti anni e tanti governi succedutisi, non si trovasse il modo di sostituirne il sedere.
""""""""""(...) si ritiene pertanto che l’art. 4, commi 16-22, L. n. 92/2012, in materia di validazione delle dimissioni presso la competente Direzione territoriale del lavoro, ovvero presso i Centri per l’impiego o altre sedi individuate dalla contrattazione collettiva, non sia immediatamente applicabile con riferimento al personale contrattualizzato delle università e, più in generale, delle pubbliche amministrazioni.""""""""""
Vai al sito della Direzione Territoriale del Lavoro di Modena per scaricare la risposta all'Interpello in versione integrale:
http://www.dplmodena.it/interpelli/26-11-12inter_35-2012.htm
Ecco un significativo esempio di come i pluripremiati vertici del Ministero del Lavoro (dalla firma tra l'altro ricaviamo che si tratta sempre degli stessi, nonostante i risultati disastrosi) si rapportino ai gravi problemi delle persone che lavorano nel nostro Paese. E per fortuna che nelle Pubbliche Amministrazioni dicono che il posto è sicuro, che si stia meglio che nel Privato, che si ritenga in generale che l'italiano sia trattato meglio dello straniero e che esista una normativa protettiva per le donne.Ci domandiamo cosa abbiano fatto dal 18 luglio al 22 novembre, oltre a riscuotere premi pagati da noi e a tenere riunioni-farsa con i sindacati rappresentativi (non sappiamo se completati da pranzo, cocktail o buffet) , i dirigenti preposti , nel Ministero del Lavoro e nel Ministero della Pubblica Amministrazione, ad attuare questa come altre norme.
Saremmo veramente sorpresi se, chiunque vinca, dopo le elezioni, non accadesse che su qualcuna di queste poltrone, dopo tanti anni e tanti governi succedutisi, non si trovasse il modo di sostituirne il sedere.
lunedì 26 novembre 2012
COOP, SPOT LITTIZZETTO : ALCUNE LAVORATRICI LE SCRIVONO
"""""""""
Cara Luciana,
lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una
cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno? Una busta paga che non
arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte
le domeniche del mese. Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare
avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche
di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un’alternativa secondo te?
Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo
accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non
ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra
sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu
racconti tutti i giorni.
Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e
non siamo contente. Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi
donne siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l’80%.
Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell’azienda e capirai qual è la
nostra condizione.
A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo
spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna
chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche
aspettare ore prima di poter andare.
Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla
Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più
o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre
con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover
accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle.
Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche
all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se
ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all’ultimo posto e i
figli non riesci più a gestirli.
Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni
che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di
essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi
dell’altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra
situazione.
Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non
le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno
fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di
parlarne con il ricatto che se colpiamo l’immagine della Coop rompiamo il
rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate.
Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l’immagine
della Coop, vogliamo solo uscire dall’invisibilità e ricordare a te e a tutti
che ci siamo anche noi.
Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne
lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla
cassa ma anche terribilmente incazzate.
Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme
possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro
posto di lavoro, non può essere la nostra prigione.
Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone.
Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano
pensare.
Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in
difesa delle donne e per la dignità del lavoro.
Con simpatia, un gruppo di lavoratrici
Coop"""""""""
*********************************************************
COMMENTO ALCOOP-AGL:
Siamo ovviamente disponibili a ospitare repliche da parte
della Azienda COOP su quest'argomento.
Per intanto vorremmo osservare che molti in questi giorni
parlano di violenza alle donne. Che spesso non è solo fisica ma anche morale,
non solo tra le mura domestiche ma anche sul lavoro.Spiace constatare che nel
mondo cooperativo stia andando avanti da anni il fenomeno delle retribuzioni più
basse e degli orari più sfavorevoli. Se questo può lenire il malumore delle
lavoratrici Coop, vorremmo rassicurarle che, a parte le atmosfere ovattate degli
spot pubblicitari, l'opinione pubblica e la clientela di tutte le Aziende della
grande distribuzione conosce abbastanza bene i loro sacrifici. Ma anche per i
clienti non c'è scelta. Andare al supermercato significa infatti risparmiare per
quel che si può in questa crisi. Quindi ci siamo un pò costretti tutti.
Purtroppo vige un altro brutto fenomeno che chiunque faccia sindacato in quei
contesti conosce bene: c'è troppa sottomissione, troppo timore, troppo egoismo
da parte della gran massa dei lavoratori. E su questo campano i cattivi
dirigenti che costruiscono il loro successo sullo sfruttamento. Purtroppo i
lavoratori dovrebbero, in questi contesti estremi, capire che in definitiva è in
mano loro la posibilità che certi personaggi continuino a fare profitti. Se non
c'è vera ribellione non c'è vero cambiamento.Come è altrettanto vero che, nel
panorama sindacale sono pochissimi i soggetti di cui ci si può fidare. Ma anche
qui c'è una responsabilità di quei lavoratori che per paura, invece di buttarsi
in prima persona nell'attività sindacale, la delegano a persone spesso senza
scrupoli e senza morale.Sembra che le donne che hanno scritto questa lettera
alla Littizzetto abbiano capito perfettamente tutto ciò. Ma per favore, non
fermiamoci allo spot che sicuramente la Littizzetto interpreterà anche contro la
violenza alle donne (e, ci scommetteremmo, con il contributo finanziario degli
stessi dirigenti Coop e magari con la regia di qualche cineasta di "sinistra").
Cerchiamo di guardare più in là, oltre anche al precariato (perchè è chiaro che
il futuro, tra pochi anni, sarà quello, ma per tutti, se non altro per
disinnescare la bomba ad orologeria sociale che verrebbe costruita dal
perpetuarsi dell'ingiustizia nel trattamento diseguale tra lavoratori in
situazioni diverse). Per esempio: nei mesi scorsi anche noi abbiamo denunciato
la via serba di Marchionne ai rapporti di lavoro. Non sarà mica che Renzi
(vincitore delle primarie nelle zone rosse e quindi anche col voto dei
cooperatori) e Bersani (storicamente considerato uomo vicino
all'imprenditorialità cooperativa) pensino che l'alternativa al modello FIAT sia
questo modello Coop?
Ecco, ci dicano loro cosa pensano della vostra situazione e
cosa vogliano fare per porre rimedio. E CGIL CISL UIL, oltre a criticare i
contratti pirata UNCI/CONFSAL , non sembra abbiano fatto molto per dimostrare
come i CCNL Alleanza Cooperative/Triplice siano poi tanto diversi. E l'Autorità
di vigilanza (la Direzione Generale Enti Cooperativi del Ministero dello
Sviluppo Economico, diretto da Passera) che potrebbe intervenire subito, non
ritiene che sia il caso di disporre ispezioni straordinarie a carico di Aziende
che per legge sono con frequenza annuale o biennale ispezionate da Legacoop
stessa? E può sopravvivere nel 2012 un sistema che preveda la coincidenza tra
controllore (Legacoop) e controllato (la COOP aderente a Legacoop alla quale
paga la quota associativa)? Care lavoratrici, solo interessandovi direttamente
di queste cose (altro che la povera Littizzetto) riuscirete a smuovere qualcosa.
E senz'altro noi saremo al vostro fianco.
venerdì 5 ottobre 2012
BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA: QUESTO NON E' UN PAESE PER CONCERTATORI
Quello che avevamo previsto è
avvenuto: la rottura delle trattative al Monte dei Paschi .La
trattativa in corso non è riuscita a produrre alcun risultato
concreto e si è rivelata completamente inutile
la Delegazione Datoriale in sintesi ha imposto a dei
Sindacati-ectoplasma- Esternalizzazioni di almeno 1600 persone, incrementabili fino
a 2360 risorse in caso di mancato accordo;
- Fondo di Solidarietà totalmente finanziato dai lavoratori;
- Disdetta del Contratto Integrativo e sostituzione dei
meccanismi salariali contrattati con erogazioni individuali a
discrezione aziendale;
- Gestione della mobilità basata sull’annullamento della
ricerca del consenso e sull’abbattimento delle indennità
previste.
Più in particolare: il Piano
Industriale prevede tagli per circa 300 milioni alle ASA “altre
spese amministrative” - che comprendono anche consulenze, servizi,
affitti, compensi a professionisti esterni, sponsorizzazioni,
trasporti, ecc. - e circa 300 milioni sul costo del personale,
un forte ridimensionamento delle
strutture Centrali (capogruppo bancaria, Aree territoriali,
delocalizzazioni derivanti dai precedenti fusioni) e periferiche (DTM
che diminuiscono nel numero e negli addetti), provocando una mobilità
territoriale per oltre 2.500 risorse che, secondo l’azienda,
essendo disdettato il CIA dovrebbe essere gestito con un nuovo
accordo. A questo occorre aggiungere le cessioni di Asset
(Biverbanca, Consumit e Leasing) e la esternalizzazione di 2.360
risorse impiegate in attività di back office sia nelle Aree
territoriali che nei Poli del Consorzio Operativo.
L'utenza vedrà la chiusura di 400
filiali. Già ci sono le prime proteste di amministratori locali.Il
disegno teso a dividere i Lavoratori ed a privarli delle proprie
garanzie normative e contrattuali ha trovato attuazione.La minaccia
degli esuberi è stata utilizzata durante la trattativa:
licenziamenti collettivi nel caso in cui le parti non fossero
addivenute ad una condivisione sul tema delle esternalizzazioni del
Back-Office. A poco è servito ai sindacati evocare la sacralità del
CCNL.Addirittura è avvenuta la disdetta del Contratto Integrativo
BMPS dal prossimo 1° novembre
Da quella data troverà applicazione un
“Regolamento” che farà in modo di individualizzare il rapporto
di lavoro, aumentando la discrezionalità dell’Azienda
sull’applicazione delle previsioni salariali, oltre che sulle
prospettive di natura professionale dei dipendenti. E l'AGL Bancari
aveva previsto anche questo, pur osservando dal di fuori (è nata da
4 mesi) l'evoluzione degli avvenimenti. Contrattazione aziendale
azzerata e ridotta ad elargizioni unilaterali e discrezionali
dell’azienda,
soppressione delle garanzie economiche
– a cominciare dal sistema incentivante e dal Premio Aziendale -
deregolamentazione della mobilità territoriale e dei percorsi di
carriera, abolizione dei livelli minimi inquadramentali, eliminazione
delle selezioni interne per i passaggi di categoria e introduzione
dei budget commerciali a livello di singola risorsa . In sintesi: una
Waterloo.
Converrebbe a tutti i vertici sindacali
della categoria bancari prendere atto del fallimento e dimettersi,
lasciando spazio ai giovani.
Penosa è l'ultima trovata che
riconferma la subalternità a logiche e formalismi non più
appartenenti alla realtà vera, come se nelle società fossero
davvero i meccanismi civilistici a governare e non valesse il potere
del più forte: la partecipazione dei Dipendenti-Soci all’Assemblea
degli Azionisti del prossimo 9 ottobre, sia per esprimere il voto
contrario sui punti previsti all’ordine del giorno, sia per
manifestare apertamente il proprio dissenso nei confronti della
“strategia” sul personale sino a questo momento adottata
dall’Azienda. In particolare, voto contrario sui punti riguardanti
l’aumento di capitale “dedicato” e lo spostamento di poteri
dall’Assemblea stessa al CdA (anche in materia di
esternalizzazioni) e dal CdA al Presidente e all’Amministratore
Delegato .
Ma già tutto deciso in direzione
opposta: infatti la Deputazione Amministratrice della Fondazione
Monte dei Paschi di Siena ha deliberato all'unanimità di votare
“sì” a tutti i punti all'ordine del giorno
dell'Assemblea Straordinaria degli Azionisti
I Sindacati dei bancari hanno
rinunciato a far pulizia delle magagne vere dell'azienda che li
ospita. Hanno abbassato il livello dello scontro e, in maniera
commovente e onesta (ma fessa) sono stati più conservativi dei
banchieri stessi nel proteggere la casa comune.Sono stati ripagati
con un sorriso beffardo e un pugno di mosche.
MPS ha infatti altri punti deboli che
avrebbero dovuto essere meglio coltivati da vertici sindacali
autenticamente conflittuali (negli interessi ) con la parte
datoriale, cercando alleanze con i risparmiatori esasperati.
Tutti sappiamo della bocciatura per il
Monte dei Paschi di Siena a parere dell’Eba, l’Autorità bancaria
europea, dopo gli ultimi stress test effettuati sui principali
istituti di credito italiani.
Dai dati forniti nel rapporto emerge che la banca presieduta da Alessandro Profumo, per il quale lunedì a Milano si è aperto il processo sul caso Brontos-Unicredit, ha un coefficiente patrimoniale all’8,85% ma considerata la sottoscrizione dei Tremonti-bond (nel 2009) l’asticella sale al 10,8 per cento. All’appello manca il nuovo aiuto di Stato che l’istituto senese sta aspettando, i cosiddetti Monti-bond, che sono in attesa del via libera da parte della Ue.
Quindi l’Eba certifica per Siena un deficit patrimoniale (shortfall) al 30 giugno scorso di 1,72 miliardi di euro. La banca precisa che "la cessione di BiverBanca e l’operazione di riacquisto di di titoli subordinati" ridurrebbero il dato a 1,44 miliardi. E che "gli interventi necessari ad assicurarne la copertura sono stati avviati con l’esplicito supporto dello Stato italiano".
Dai dati forniti nel rapporto emerge che la banca presieduta da Alessandro Profumo, per il quale lunedì a Milano si è aperto il processo sul caso Brontos-Unicredit, ha un coefficiente patrimoniale all’8,85% ma considerata la sottoscrizione dei Tremonti-bond (nel 2009) l’asticella sale al 10,8 per cento. All’appello manca il nuovo aiuto di Stato che l’istituto senese sta aspettando, i cosiddetti Monti-bond, che sono in attesa del via libera da parte della Ue.
Quindi l’Eba certifica per Siena un deficit patrimoniale (shortfall) al 30 giugno scorso di 1,72 miliardi di euro. La banca precisa che "la cessione di BiverBanca e l’operazione di riacquisto di di titoli subordinati" ridurrebbero il dato a 1,44 miliardi. E che "gli interventi necessari ad assicurarne la copertura sono stati avviati con l’esplicito supporto dello Stato italiano".
I Monti Bond sono una versione rivista
dei Tremonti Bond. Questi ultimi erano stati richiesti dall’istituto
per 1,9 miliardi, ma il governo dovrebbe erogare presto 3,4 miliardi,
che sostituiranno interamente gli 1,9 miliardi già incassati e
apporteranno così nuova liquidità per quasi 1,5 miliardi,
esattamente quanto manca alla banca per arrivare al Core Tier1 del
9%.
Il via libera di Bruxelles è necessario per stabilire la
compatibilità con la disciplina europea che vieta gli aiuti di
Stato.I Tremonti Bond sono obbligazioni emesse dagli istituti e
sottoscritti dal Ministero dell’Economia a rendimenti abbastanza
alti, ma che non vanno corrisposti, qualora la banca chiuda un
esercizio in perdita. Tali titoli sono anche subordinati, in quanto
vanno rimborsati, in caso di insolvenza, solo successivamente al
pagamento degli altri debiti dell’istituto. Inoltre, essi sono
privi di scadenza, nel senso che non hanno un limite temporale per il
rimborso, fermo restando che la banca potrà rimborsarli quando
vuole.Le indiscrezioni dicono che Bruxelles darà il suo assenso alla
compatibilità di questi bond con la normativa in vigore, Tuttavia
resta il fatto che in Italia abbiamo la terza banca (in classifica),
non in grado di superare i test sulla sua solidità patrimoniale,
senza aiuti di stato. Perché tali sono i Tremonti Bond.Bruxelles
dovrà anche verificare che tale aiuto di Stato (i Monti Bond) sia
compatibile o meno con le nuove regole per la ricapitalizzazione
delle banche con fondi pubblici.La differenza tra Tremonti-bond e
Monti-bond riguarda il trattamento delle situazioni d'incapienza del
debitore nel caso in cui, chiudendo il bilancio in perdita, la banca
si trovi nell'impossibilita' di pagare al Tesoro gli interessi sul
prestito.Con i Tremonti-bond scattava un periodo di grazia nel quale il debitore non corrispondeva gli interessi dovuti, con i Monti-bond l'ammontare di interessi non corrisposti viene trasformato in azioni della banca da assegnare allo Stato.Nel rispetto delle nuove indicazioni della Commissione Ue che regolano gli aiuti pubblici alle banche con strumenti ibridi di capitale.
Il governo italiano ha optato per una soluzione nella quale il Monte, se chiudesse il bilancio in perdita ( evento probabile quest'anno dopo il rosso di 1,6 miliardi della semestrale), assegnerebbe al Ministero azioni ordinarie di nuova emissione per una quota del patrimonio netto corrispondente all'importo della cedola non corrisposta.
La scelta ricalca parzialmente quanto dispone il codice civile in tema di aumenti di capitale riservati consentendo di determinare 'il prezzo di emissione delle azioni in base al valore del patrimonio netto, tenendo conto, per le azioni quotate in borsa, anche dell'andamento delle quotazioni nell'ultimo semestre .Per il Monte dei Paschi i soldi arriveranno in ogni caso. Discorso diverso per i suoi attuali azionisti. Qui la quota di capitale della banca assegnata al Tesoro diluira' in maniera piu' o meno significativa l'utile per azione.Quindi saranno i soldi dei cittadini italiani a salvare una banca con un debito da un miliardo di euro, frutto di scelte non certo appropriate nelle strategie recenti. Ma con questo assetto d'ora in poi potremo di fatto considerare Mps a partecipazione statale: se infatti la banca non avrà i soldi per restituire gli interessi dei Tremonti Bond, il controvalore sarà pagato con partecipazioni nel capitale dell’istituto. Difficilmente infatti Mps potrà vantare utili distribuibili .Nel corso della prossima assemblea il cda di Monte Paschi dovrebbe essere delegato dall’assemblea dei soci ad aumentare il capitale sociale per un miliardo di euro e preparare così di fatto l’ingresso dello Stato nel capitale. Il governo siederà così in assemblea e potrà influenzare le nomine in cda.
Altro che le noccioline oggetto della trattativa sindacale finita male:riduzione dei costi relativi a consulenze esterne, benefits aziendali, contributi affitto, retribuzioni del Top Management e le tipologie contrattuali utilizzate per l’ingaggio dei manager stessi. Oppure gli escamotage per ottenere mediante le fuoriuscite definitive di personale il raggiungimento degli obiettivi ricercati di riduzione del costo del lavoro .
Ripetiamo: commovente l'operato dei sindacati rappresentativi, tutta la nostra solidarietà ai lavoratori ma con l'azienda andava adottato il pugno duro, sin dall'inizio, al costo di gettare gli stracci in strada. Non è stato fatto e ormai è troppo tardi. Gli interessi e i rapporti di forza sono troppo squilibrati. I sindacati dovranno solo ora trovare il modo di mascherare nella maniera meno umiliante possibile la sconfitta e il fallimento di una condotta troppo vicina alla salvaguardia di questo castello di interessi che a loro dà privilegi e al resto degli italiani toglie il sonno. O si sta con i banchieri o si sta con il popolo. Non c'è in questo caso una via di mezzo.
In conclusione, alcuni spunti di riflessione. Da tempo la Camusso parla della necessità che lo Stato acquisisca quote di aziende private. E' stata accontentata: ora lo stato parteciperà ai licenziamenti e alle esternalizzazioni.
La sorte dei contratti collettivi: finora il mostro era Marchionne. Ci sembra che Profumo (con idee politiche opposte) lo abbia addirittura surclassato. Un messaggio per chi nutre grandi attese dalle prossime elezioni. E' bene che nel mondo del lavoro ci abituiamo a delegare il meno possibile, se questo è l'andazzo.E a emanciparci dall'idolatria nei confronti della contrattazione collettiva vecchio tipo, che non convince e non paga più.Osserviamo poi una inquietante similitudine tra i destini sindacali nel bancario e nel pubblico impiego. Forse perchè si è dimenticata troppo presto una lezione dai vituperati anni settanta: il vero sindacato deve saper farsi rispettare. E ci siamo capiti. E poi, per Bonanni che da tempo recita salmi sulla concertazione e sulla partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende: in MPS la concertazione è stata sbeffeggiata e la governance continua ad andare sempre nella solita direzione.E nel bancario è presente un forte sindacato CISL di categoria.Se il buon giorno si vede dal mattino, stiamo freschi.
mercoledì 5 settembre 2012
AMMORTIZZATORI SOCIALI IN DEROGA NEL SETTORE PESCA
Riportiamo, per opportuna conoscenza dei lavoratori del settore, ampio stralcio del testo dell'accordo sottoscritto al Ministero del Lavoro il 7 agosto scorso per l'accesso anche nel settore Pesca agli ammortizzatori sociali in deroga:
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VISTO
I'accordo governativo del 17.07.12 con il quale si è disposta l'assegnazione della somma
complessiva di 30 milioni di euro finalizzati alla Cassa Integrazione Guadagni in deroga per il
"Settore pesca".
VISTE
le successive istanze pervenute dalle Parti sociali presenti all'odiema riunione finalizzate alla
sottoscrizione del citato accordo.
VISTA
la legge del 12.11.2011, n.183,che all'art. 33, comma 21, prevede la concessione, per periodi non superiori a 12 mesi, in deroga alla normativa vigente, di trattamenti di cassa integrazione guadagni, di mobilità e di disoccupazione speciale, anche con riferimento a settori produttivi ed aree regionali.
TUTTO CIO'VISTO,
le Parti raggiungono la seguente intesa.
1)Il presente accordo in sede governativa dispone l'assegnazione, a valere sulle risorse
destinate agli ammortizzatori sociali in deroga per l'annualità 2012, della somma
complessiva di 30 milioni di Euro finalizzati alla Cassa Integrazione Guadagni in deroga per
il "Settore pesca", per l'anno 2012 e, comunque, sino ad esaurimento delle risorse assegnate,
anche tenuto conto delle istanze ad oggi giacenti e riferite alle annualità pregresse.
2)La CIG è erogata secondo le disposizioni in materia al personale imbarcato, dipendente e
socio lavoratore di cui alla L. 142/2001 delle Imprese di pesca interessate dallo stato di crisi
che ha investito il settore, e che benefici di un sistema retributivo con minimo monetario
garantito.
3)Il trattamento di integrazione salariale è riconosciuto in tutte le situazioni di crisi del settore,
anche collegate ai periodi di fermo biologico, in cui si renda necessario sospendere l'attività
lavorativa per cause non imputabili al datore di lavoro.
4)L'accesso alle misure di sostegno al reddito di cui al presente verbale potrà avvenire sulla
base di specifici accordi, comprensivi degli elenchi nominativi dei lavoratori beneficiari,
sottoscritti dalle Parti sociali presso le Istituzioni territoriali competenti a livello di una o più
marinerie e di successive istanze da presentare agli Uffici Inps competenti per territorio
entro e non oltre la data del I 5.01. 2013 .
5)L'INPS viene incaricato dell'ammissione ai trattamenti e dell'erogazione, nei limiti delle
risorse assegnate, delle prestazioni di CIG, sulla base del presente accordo, provvedendo,
inoltre al monitoraggio a livello centrale delle prestazioni erogate dalle Sedi periferiche.
6)Le Parti concordano, al fine di facilitare il monitoraggio di cui al punto precedente, di
ricorrere - per l'annualità 2012 - al pagamento diretto da parte dell'INPS dei trattamenti di
sostegno al reddito.(...)”””””””””
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